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Solo oggi ci accorgiamo che finora non è stato possibile inserire commenti, in effetti ci sembravate un pò troppo pigri, considerato che siete in tanti a passare da queste parti. Ci scusiamo con tutti quelli che hanno provato a commentare nei mesi scorsi, e vi invitiamo a provarci di nuovo, ora si può!

giovedì 1 novembre 2007

La segnalazione di Manrico Giubbe

Attesa. Impaziente, logorante, ansiosa. Lava rovente che penetra ogni spazio, avvolge e scioglie tutto ciò che abita il cervello per prendervi posto e solidificarsi creando un unico, granitico egemone e dittatoriale blocco di pensieri: il derby.

Il derby è una partita come le altre? Il cazzo. Il derby non è una partita, è uno stato mentale che dura minimo 2 settimane. Il pre è comune ad entrambi i fronti, il post è condotto solo da uno, e sò cazzi per chi perde. Il post, in caso di esiti clamorosi della disputa, può estendersi oltre i sette giorni ordinari. Anche a tempo indeterminato. Anche per sempre.

Da ragazzini giocavamo col supersantos, porte regolamentari con i giubbotti come palo e traversa empirica, cioè fino a dove arriva lo sputo del portiere: c’era gente che si sbavava addosso per non alzare troppo la traversa. Sfida uno contro uno con un terzo in porta per stabilire con criteri scientifici chi fosse il più forte. Quando si riusciva a far gol, esultanza alla maniera del proprio campione preferito e con la voce rauca finte telecronache di un Sandro Ciotti in visibilio per la prodezza. I più abili azzardavano un Pizzul.
Nella settimana precedente il derby il furore agonistico si moltiplicava. Stabilire chi fosse il migliore diveniva una necessità. Sfide a raffica.
Ricordo ancora le lucide disamine pre-derby di Davidone, che, con un foglio lercio in mano mi fa: “non ti preoccupare, guarda le formazioni a confronto: per ogni ruolo il nostro è più forte del loro” Vedendo la perplessità che esprimevo probabilmente con ogni muscolo della faccia, suggellava la sua teoria sentenziando: “ma perché secondo te se Fonseca si fa l’uno contro uno nel cortile del palazzo contro Di Matteo non vince?”
“lo distrugge”
“e allora?”
Davidone ne sapeva: li aprimmo come una pesca.

Tornando a questo derby. In ufficio non si è parlato d’altro per tutta la settimana. I miei figli si disperavano perchè mia moglie escludeva la possibilità che potessero saltare scuola lunedì, in caso di sconfitta. I ragazzini sanno essere molto cattivi quando prendono per il culo. Tuttavia sapevano che, nel caso, li avrei portati con me di nascosto, al parco: perché anche i grandi sanno essere molto cattivi quando prendono per il culo.
Ma la mia attesa era serena, ero tranquillo. Io ero sicuro che avremmo vinto questo anomalo derby infrasettimanale. Mi è bastato dare uno sguardo alla pagina sportiva sulla Repubblica. Formazioni. Danielino De Rossi da una parte e Mudingay dall’altra. Uno contro uno nel cortile del palazzo, con Buffon in porta. Non c’è storia: li apriamo come una pesca.

Ufficio: 16.59 ressa ai tornelli, 17.01 balle di fieno. Traffico inverosimile. Nell’ingorgo sento un ragazzino che piange in macchina e il padre che urla: “nun ce la faremo mai! Ma chi m’ha fatto fa de venitte appià! Ma vedi se uno deve annà ar catechismo quando c’è er derby!” Mancavano 3 ore.

20.03 casa mia, caos. Ilaria D’amico ironizza sulla Roma e si guadagna un “Puttana” collettivo, ci siamo…audio in stereofonia, Caressa epico, le sbeffeggianti parole dei cori sembrano essere intonate da ottantaduemilaquattrocentocinquantasei invasati ammassati nel mio bagno con la porta aperta. Bellissima e incomprensibile la nostra coreografia, con quella papera gialla, forse doveva essercene una rossa accanto, però è bella, quasi onirica, sembra uscita da un film di Tim Burton ed è fatta proprio bene, cioè ha anche un’espressione facciale, a dirla tutta è un po’ inquietante perché…
…sticazzi di Tim Burton, ha segnato Rocchi. Ecco io lo sapevo: un gol dopo 10 minuti, ci spaccano, che palle. C’è poco da fare, sono loro la prima squadra della capitale.

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